Mille anni fa, quella di san Simeone fu la seconda canonizzazione della storia: una decisione assunta da papa Benedetto VIII e alla quale diede un contributo decisivo la testimonianza del marchese Bonifacio di Canossa. Alla cui corte mantovana il santo si era spesso recato, come ascoltato consigliere
Estratto da Medioevo n. 330 – Luglio 2024 – L’eremita Simeone aveva terminato il suo lungo pellegrinaggio da pochi anni, quando morì a San Benedetto Po, nel contado mantovano, il 26 luglio 1016. Secondo la sua Vita, scritta da un anonimo poco dopo la sua morte, era nato in Armenia da genitori nobili, che avevano sognato per lui una vita militare, ma, come il mitico sant’Alessio (il patrizio romano, vissuto fra il IV e il V secolo, che, secondo la leggenda, sarebbe fuggito da Roma la sera delle nozze, rinunciando alla vita mondana e stabilendosi a Edessa, n.d.r.), Simeone lasciò la sposa intatta e si fece prima monaco basiliano, poi eremita sul monte Ararat, quindi pellegrino a Gerusalemme.
Da lì passò a Roma, dove fu accusato di essere un eretico, per il suo modo di pregare all’orientale; quindi riprese il suo pellegrinaggio lungo la via Francigena, analiticamente descritta nelle sue tappe (Pisa, Lucca, Berceto, Piacenza, Pavia, Vercelli, Torino, la Val di Susa, l’Aquitania, la Guascogna e infine la Galizia) alla volta di Santiago de Compostela. Nel viaggio di ritorno verso l’Italia, sostò a Tours, per venerare il sepolcro di san Martino. Infine, dopo aver percorso l’Italia settentrionale, scelse di fermarsi nel monastero di San Benedetto tra il Po e il suo ramo Lirone (da cui «Polirone»), fondato nel 1007 dal marchese Tedaldo di Canossa, e «ornato degnamente dagli onesti costumi dei monaci». Qui l’accolse l’abate Venerando, che fece costruire per lui una (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
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di Federico Canaccini
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Il talento di un frate… e di suo figlio
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Dall’Armenia con fervore
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Le sagge «sentensie» di profondissima virtù
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Quando Federico spalancò la porta del sapere
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Amaro e nero, ma pieno di vitalità
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QUANDO I SANTI PRENDEVANO LE ARMI
Nazario, Celso e il groviglio delle spade
di Paolo Pinti
LIBRI
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