Nella seconda metà del Trecento l’impero mongolo arrivò a controllare quasi per intero il continente asiatico e le sue mire espansionistiche misero in allarme l’Occidente. Un’ascesa che per alcuni decenni parve inarrestabile e alla cui origine vi furono le imprese di Gengis Khan, ora protagonista della rassegna allestita nel castello dei duchi di Bretagna a Nantes, in Francia
Estratto da Medioevo n. 325 – Febbraio 2024
Fra il 1253 e il 1254 il frate francescano ed esploratore fiammingo Guglielmo di Rubruck compì un lungo viaggio in Asia, del quale scrisse un mirabile resoconto, tuttora considerato fra i capolavori della letteratura geografica medievale. Fra le mete toccate da Guglielmo vi fu la Mongolia, che dovette particolarmente impressionarlo, se in uno dei passi del suo racconto si può leggere: «Mi sembrò di essere davvero entrato in un altro mondo».
Parole significative, inserite fra le citazioni che corredano il percorso espositivo della mostra «Gengis Khan. Come i Mongoli hanno cambiato il mondo», in corso fino al prossimo 5 maggio a Nantes, nei suggestivi spazi del castello dei duchi di Bretagna.
Si tratta della prima esposizione mai dedicata dalla Francia a uno dei più grandi condottieri di ogni tempo, per la quale sono giunti in Europa molti tesori provenienti dalle collezioni nazionali della Mongolia – in gran parte mai esposti in Occidente -, ai quali si aggiungono gli oggetti concessi in prestito da musei francesi ed europei, tra cui il Musée Guimet, il Louvre, il Musée de Sèvres, la Bibliothèque Nationale de France, gli Archives Nationales de France, il Musée de Limoges, il Musée des Arts Décoratifs, il Musée de Cluny, i Musei di Berlino e Zurigo.
Una selezione di prim’ordine, dunque, attraverso la quale vengono ricostruite la (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
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