Estratto dall’articolo «I segreti di Vercelli medievale»
Luoghi e monumenti di straordinaria suggestione, protagonisti e memorie di un passato «internazionale»: una mostra e la contestuale pubblicazione di un libro dello storico Alessandro Barbero concorrono a raccontare la storia della città piemontese nell’età di Mezzo. Un invito alla visita…
L’epoca dal IX al XIV secolo fu un arco di tempo particolarmente intenso e florido per Vercelli. Seguendo le vicende della diocesi e del comune, oltre che dell’università e delle grandi famiglie aristocratiche urbane, si riescono a percepire in modo inedito l’organizzazione del potere, le forme della vita quotidiana, le ideologie politiche e religiose e gli sviluppi della cultura. A Vercelli si realizzano le grandi opere architettoniche, impossibile non menzionare l’abbazia di S. Andrea (1219-1227), ma anche le chiese a impianto medievale del centro storico come S. Bernardo, S. Paolo, S. Francesco, la Cattedrale (ancora presente l’impianto dell’antico campanile) e i grandi tesori custoditi nelle biblioteche e negli archivi della città.
Certamente, tra i grandi protagonisti della Vercelli immediatamente pre-medievale, non è possibile omettere la missione pastorale di sant’Eusebio (IV secolo) che, grazie alla predicazione diffusa lungo il territorio che oggi conosciamo come Piemonte, rese la città e la diocesi imponenti e colme di grazia evangelica, tanto da lasciare importanti segni anche nei secoli successivi.
Di particolare rilievo fu il periodo ottoniano, quello degli imperatori del Sacro Romano Impero originari della Sassonia, che governarono dalla fine del X secolo all’inizio dell’XI prendendo il nome da Ottone I, detto il Grande (912-973), acclamato imperatore nel 955. L’area germanica ottoniana, cuore effettivo dell’impero, conserverà il governo di tutto l’Occidente influenzando anche, e in modo significativo, la realtà della Chiesa attraverso il Privilegium Othonis. Importante si rivelerà anche la politica culturale sviluppata nell’area milanese, pavese e vercellese. Tra le figure di spicco della politica imperiale del tempo, allorché i vescovi assurgono alla dignità di «vescovi-conti», emerge il vescovo Leone di Vercelli, ecclesiastico seguace di Ottone III; Leone (nativo di Hildesheim), arcidiacono nel 998 e referente dell’imperatore a Roma, fu nominato vescovo di Vercelli intorno al 998/999 proprio dal sovrano. Intensa fu per il presule l’attività politica che lo vide, fra l’altro, sostenitore di Enrico II e di Corrado II, e attenta fu la sua opera quale referente strategico nei rapporti tra il papa e l’imperatore. Al periodo sono legati alcuni diplomi imperiali, svelati dall’Archivio Storico della Diocesi e dall’Archivio Capitolare, che ci indicano il vescovo Leone come riferimento primario di alcune concessioni di Ottone III in favore della Chiesa di Vercelli.
Il Concilio di Vercelli svoltosi nel 1050 (riunito per sanzionare le tesi eretiche del filosofo Berengario di Tours) lasciò un segno memorabile nella storia ecclesiastica locale e internazionale per la significativa presenza entro le mura di influenti personalità del tempo. Il luogo in cui (forse) maggiormente si svolsero le sessioni conciliari, l’antica…(Continua la lettura sul numero di Medioevo o abbonati!!)
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