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Medioevo n. 336 – Gennaio 2025

Con l’apertura della Porta Santa della basilica di S. Pietro, papa Francesco ha dato inizio al Giubileo del 2025, rinnovando una tradizione inaugurata da Bonifacio VIII, sette secoli fa. Ma in quale contesto maturò l’idea di organizzare questa celebrazione? E come si arrivò a definire le norme che regolano la concessione dell’indulgenza plenaria? Ecco la storia di una delle ricorrenze più importanti della religione cristiana, ricca di significativi risvolti sul piano sociale ed economico

Estratto da Medioevo n. 336 – Gennaio 2024 – Il Giubileo è uno dei rari grandi fenomeni della storia a cui si possano attribuire un luogo e una data di nascita esatti: Roma, 22 febbraio del 1300. Si trattò di una vera e propria invenzione, tanto che papa Bonifacio VIII, avendone deciso la proclamazione, ordinò che si ricercassero carte, testi, documenti di qualsiasi natura che attestassero i precedenti. Infatti, una delle strategie costanti della Chiesa, e non solo in epoca medievale, è stata quella di innovare rifacendosi sempre alla tradizione. Ma in questo caso le ricerche furono vane.

Le parole iniziali della bolla di proclamazione del Giubileo, emanata il 22 febbraio 1300, attestano la mancanza di precedenti accertati. «Antiquorum habet fida relatio»: «Esiste attendibile asserzione degli antichi», recita il documento, lasciando così nella totale indeterminatezza il riferimento a un vago passato, tramandato forse oralmente. Ma come nasce l’iniziativa del Giubileo? E qual è il ruolo del pontefice in tale creazione, quale il peso della tradizione e quello delle aspettative dei fedeli? Iniziamo dalla tradizione.

Senza risalire all’intricata questione del valore dell’antico Yobel ebraico, cioè l’annuncio e la celebrazione di una particolare festività periodica anche in epoca precristiana, soffermiamoci senz’altro sui primi secoli del Medioevo. Nel VII secolo Isidoro di Siviglia, nella sua celebre opera enciclopedica, le Etimologie, che ebbe larga fortuna durante tutta l’età medievale, scriveva: «Il Giubileo si intende come anno di remissione. Sono ebraici sia il termine che il numero composto da sette settenati, cioè quarantanove anni, in cui risuonavano le trombe; a tutti era restituita l’antica proprietà, estinti i debiti e confermate le libertà. Anche noi celebriamo questo numero nel giorno della Pentecoste». (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo abbonati!)







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Un guerriero in odore di santità

di Paolo Pinti

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