Dopo la caduta dell’impero d’Occidente e del suo grandioso sistema amministrativo, il fisco, strumento indispensabile per la sopravvivenza di ogni governo, viene ripensato: dall’abbandono di ogni pressione tributaria durante i regni barbarici, attraverso le inedite forme di tassazione introdotte nell’Italia del Duecento, fino alle rilevanti innovazioni messe a punto in età comunale, ecco come i sistemi fiscali escogitati nel millennio medievale prefigurano la nascita della fiscalità moderna
Estratto da Medioevo n. 320 – Settembre 2023
La guerra e il diritto, l’esercito e la cultura giuridica: questi i pilastri su cui era fondato l’Impero Romano, e grazie ai quali la sua eredità ha continuato a vivere fino al nostro tempo. Entrambi sono tuttavia strettamente congiunti a un altro fondamento della civiltà politica romana, cioè il sistema fiscale.
Le tasse sono la vera e propria linfa dello Stato: raccolte attraverso una complessa e grandiosa macchina amministrativa, confluiscono da tutto l’impero verso la capitale, dalla quale ritornano a circolare sotto forma di investimenti statali, di opere pubbliche, di spese per l’approvvigionamento dell’Urbe e il suo governo.
La fiscalità romana, fin dai tempi di Augusto, aveva il suo cuore nel prelievo diretto dello Stato, nelle due forme di imposizione sulle persone (tributum capitis) e sulla proprietà (tributum soli): a seguito del dissesto militare e sociale del III secolo il sistema fiscale aveva assunto caratteri più rigidi e centralizzati, aumentando anche progressivamente il proprio peso sui cittadini con le riforme di Diocleziano e Costantino.
Il sistema fiscale romano, insomma, è per molti versi il modello della nostra stessa idea di potere pubblico: un potere che ancor oggi non sapremmo neppure pensare senza la costante delle tasse. Ma da quella grandiosa costruzione amministrativa ci separano molti secoli nei quali la realtà e l’idea della fiscalità assunsero caratteri profondamente diversi. (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
di Lorenzo Tanzini
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