Alviano, una dinastia tra impero e papato
Casata di origini nobili e antiche, i d’Alviano furono tra i protagonisti di eventi cruciali nell’Italia del XIV e XV secolo. Oggi il loro nome viene ricordato soprattutto per le imprese di Bartolomeo, condottiero coraggioso e stratega geniale. E per il castello di famiglia, la cui mole imponente domina tuttora l’omonimo borgo umbro
Gli Alviano sono stati una delle dinastie feudali più antiche e potenti dell’intera Umbria vista la consistenza dei possedimenti che, da un territorio compreso tra i comuni di Orvieto, Todi e Amelia, arrivavano fino al confine con le Marche, in una vasta area tra Spoleto, Norcia, Camerino e Trevi.
Siamo davanti al processo evolutivo di una classica struttura familiare-consortile di carattere rurale che, grazie e una attenta strategia politica, estende i suoi ambiti giurisdizionali ben oltre i limiti territoriali, in un come era la montagna spoletino-nursina, stabilendo il suo epicentro curtense nel castello di Mevale. Ciò ha permesso al lignaggio alvianeo di costruire una trama di rapporti non solo con Spoleto e Norcia, ma anche con Foligno, dove Ugolinuccio d’Alviano è Podestà nel 1315, e con la stessa famiglia Trinci.
Con molta probabilità, la titolarità di una qualità signorile ereditaria da parte degli Alviano trovava la sua motivazione giuridica in un formale riconoscimento imperiale dei loro diritti feudo-vassallatici e, al tempo stesso, garantire un appoggio militare alla politica imperiale in nevralgiche zone dell’Italia centrale quali la Teverina e la parte appenninica umbro-marchigiana.
L’ipotesi di una schiatta aristocratica di natura militare e funzionariale, nata e consolidatasi con l’esercizio di funzioni e di uffici provenienti da un’investitura imperiale, troverebbe la sua conferma emblematica proprio nello (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
testi di Filippo Orsini, Nadia Bagnarini ed Erminia Irace
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